Miniou
e Danielle erano due simpatici e gentili vecchini che vivevano da
ormai molto tempo in una casetta di pietre e legno posta sulla
scogliera, proprio di fronte all’oceano. Passavano le loro giornate
dedicandosi alle numerose coltivazioni che avevano avviato nel loro
campo dietro casa. C’erano pomodori, porri, lattuga, fagioli,
patate, e poi fragole, pesche, susine... C’era proprio una bella
rappresentanza del mondo vegetale.
Potrebbe
sembrare che i due signori fossero dei commercianti di frutta e
verdura, ma tutto il loro lavoro era dedicato ad avere il necessario
per poter mangiare in modo adeguato.
Non
mangiavano solo frutta e verdura, intendiamoci. Potevano cibarsi del
pesce fornito dal grande mare e della carne che veniva dagli animali
che allevavano loro stessi.
Era
una vita serena, semplice, scandita dal ritmo delle stagioni.
E
lo fu finché un giorno arrivò un ospite inatteso, tanto più
inatteso perché da molti anni nessuno passava da quelle parti.
Era
un signore distinto, dai tratti gentili, avvolto in un grande
mantello e con un cappello a larghe falde. Era giunto da chissà dove
su un bellissimo cavallo chiazzato.
Appena
arrivò fece ai due vecchini un saluto molto cordiale e chiese loro
se avesse potuto fermarsi per la notte. Naturalmente Miniou e
Danielle non si tirarono indietro; provenivano da famiglie allargate
per le quali era normale ospitare qualche viaggiatore e condividere
le proprie risorse. In vista di quella eventualità avevano ricavato
nel fienile una stanzetta arredata con un letto a castello, un
armadio e una cassettiera e finalmente sarebbe servita a qualcuno.
Appena
ebbe sistemato il suo bagaglio nella stanza, il viaggiatore tornò
dai due anziani per accogliere l’invito a cenare con loro.
“Non
si aspetti una grande cena, eh!” disse Danielle al suo ospite.
“Oh,
non si preoccupi, signora” rispose lui “sarà una cena molto
gradita dopo giorni e giorni di carne salata e qualche frutto trovato
qua e là”
“Da
dove venite?” chiese Miniou, curioso di conoscere quel distinto
signore.
“Da
molto, molto lontano” disse l’ospite “viaggiare è parte
integrante della mia vita, non potrei fare altrimenti”
“Ed
è lecito conoscere il vostro nome?” chiese Danielle gentilmente.
“Oh
certo! Mi chiamo... Angelo Desmortes.”
I
due vecchietti rimasero sgomenti.
“La
vostra fama vi precede, signor Desmortes” disse Miniou quasi
sussurrando.
“Si
dice che dove passa Angelo Desmortes” aggiunse Danielle “la vita
non resti per molto tempo ancora”
“Purtroppo
è la mia maledizione” disse sconsolato Angelo.
Vedendolo
molto rattristato, Danielle gli si avvicinò e gli chiese: “E da
dove viene questa maledizione?”
“Mio
padre” disse senza esitare Angelo. Dopo qualche istante di silenzio
riprese:
“Quando
sono nato non volle risultassi discendente della sua famiglia e,
accanto al nome scelto da mia madre, mi impose questo... marchio”
“E
per quale motivo?” chiese Danielle.
“Disse
che dovevo essere riconoscibile al mondo intero come una malattia che
non dà scampo, perché nella notte in cui nacqui mia madre morì e
lui mi ritenne responsabile dell’accaduto. E da allora la mia fama,
come la chiamate voi, non ha fatto altro che perseguitarmi”
Miniou
e Danielle non sapevano che dire.
“Se
pensate sia meglio per voi” disse d’un tratto Angelo “che io
tolga il disturbo, prenderò le mie cose e non sentirete più parlare
di me”
Miniou
e Danielle si guardarono negli occhi, sapevano capirsi benissimo
senza dire una parola.
“Non
c’è ragione perché dobbiate andarvene signor Desmortes” disse
Danielle “saremo lieti di ospitarla per questa notte”
Dopo
un altro breve scambio di occhiate Miniou aggiunse: “Se le fa
piacere può fermarsi quanto vuole, basta che ci dia una mano col
lavoro”
Angelo
Desmortes non si aspettava certo un’accoglienza del genere,
abituato com’era a fuggire da ogni villaggio o città in cui si era
fermato. Finalmente qualcuno aveva superato il timore di averlo
vicino anche solo per pochi minuti e forse il suo continuo vagare
aveva trovato una meta.
Passarono
alcuni giorni, ormai i tre erano diventati una famiglia; Angelo si
dava da fare quanto più poteva per aiutare Miniou e Danielle, era
uno che imparava in fretta e non si tirava indietro di fronte alla
fatica.
Si
diceva di essere stato fortunato a incontrare delle persone tanto
buone.
Una
mattina si alzò come al solito molto presto e uscendo dal fienile
pensò di trovare Miniou già al lavoro, cosa che succedeva
praticamente ogni giorno; invece non c’era. Così si diresse verso
la casa per fare colazione, ma non sentì lo spensierato canto di
Danielle che sentiva ogni mattina; e c’era di più: le persiane
erano ancora chiuse. Forse mi sono alzato troppo presto, pensò
Angelo.
Entrato
in casa non trovò nessuno. Chiamò i due vecchini, ma non risposero.
Allora decise di salire nella loro camera, chiamò di nuovo; aprendo
la porta vide che erano ancora a letto.
“Ehi
dormiglioni!” disse allegro aprendo la finestra e le persiane.
Ma
i due vecchini non si mossero. Angelo si avvicinò al letto e appena
scostò le coperte dai loro volti si rese conto che non si sarebbero
più svegliati.
Li
seppellì in un punto del campo che era stato preparato proprio il
giorno prima per una nuova semina e vi costruì intorno una piccola
staccionata.
Poi
si diresse alla stanza nel fienile, deciso a raccogliere tutte le sue
cose e partire il più presto possibile: il sogno che sembrava
essersi trasformato in realtà era di nuovo un semplice sogno, e la
sua fama maledetta persisteva.
Stava
per salire sul suo bel cavallo chiazzato, quando gli venne alla mente
ciò che Miniou gli disse dopo che si sentì ringraziare per
l’ennesima volta per la sua ospitalità: “Vedi Angelo, non è mai
detta l’ultima parola: io e Danielle pensavamo di passare da soli
il tempo che ci restava da vivere, mai avremmo pensato che alla
nostra veneranda età avremmo ritrovato il piacere di occuparci di
qualcuno; per cui tu, caro Angelo, puoi considerarti a casa tua”
“D’accordo”
disse Angelo un po’ imbarazzato.
“E
adesso smettila di dire grazie a me e a Danielle per ogni nonnulla”
disse Miniou “ti prego, non ne possiamo più di quella parola!”
E
insieme scoppiarono a ridere.
Sì,
quella era casa sua ormai e andarsene avrebbe significato vanificare
e addirittura disonorare l’accoglienza di Miniou e di Danielle.
Così
Angelo Desmortes decise di vivere il resto dei suoi giorni su quel
pezzo di terra, dove due simpatici e gentili vecchietti gli permisero
di nascere una seconda volta e di ritrovare nella semplice vita di
tutti i giorni il senso della propria esistenza.