mercoledì 4 settembre 2013

Una cosa alla volta


Un giorno, passeggiando fra le nubi del Luogo Santo con le mani dietro la schiena, il vecchio Simatro, angelo custode a riposo, incontrò il giovane Miro, che come al solito se ne andava in giro con passo frettoloso e lo sguardo intensamente pensieroso.
“Ciao Miro!” salutò il vecchio angelo con voce calma.
“Oh... ciao Simatro” rispose Miro senza quasi alzare la testa né accennare a fermarsi.
Simatro si fermò, si voltò a guardare l'amico e dopo un lungo istante di osservazione disse tra sé: “Mah...”. E riprese la sua passeggiata con passo tranquillo.
Il giorno dopo, più o meno alla stessa ora (che per quanto eterna era comunque un'ora precisa), il vecchio angelo faceva i suoi soliti quattro passi quotidiani.
Ed ecco a pochi metri sopraggiungere Miro. Di nuovo, cordialmente, Simatro lo salutò con voce pacata. Miro, oltrepassato l'amico, si fermò di colpo, si girò di scatto e disse asciuttamente: “Ciao. Scusa ma ho delle cose da sbrigare” E poi riprese il suo cammino. Simatro rimase un po' perplesso di fronte all'atteggiamento del giovane angelo e dopo aver borbottato “Mah...!” si diresse verso la sua dimora.
Una volta arrivato a casa ripensò a quegli strani incontri con Miro. Si chiedeva cosa gli fosse successo, era sempre stato immerso nei suoi pensieri, ma non si era mai comportato così. D'un tratto ebbe come un'illuminazione: si ricordò improvvisamente che il suo giovane amico teneva una mano nascosta all'interno della manica della veste. Il giorno dopo avrebbe indagato.
Fu così che l'indomani, sempre alla solita ora, passeggiando tranquillamente per le nuvole del Luogo Santo, vide Miro e lo chiamò, ma il giovane alla vista di Simatro cambiò improvvisamente direzione. Deciso a comprendere cosa stesse mai succedendo a quell'angelo talentuoso, Simatro andò alla ricerca del suo supervisore.
“Sono giorni e giorni che lo cerco anch'io,” gli disse quest'ultimo “dovrebbe farmi avere la sua relazione periodica, ma da quando l'ha chiamato l'Arcangelo Superiore, non riesco a rintracciarlo”
'E che c'entra ora l'Arcangelo Superiore?' si chiese Simatro dopo aver lasciato il supervisore. “Mah...!” disse sottovoce mentre si avviava verso casa.
Dopo alcuni minuti ecco Miro sbucare da un corridoio laterale; andava talmente di fretta che rischiò di buttare a terra Simatro e nell'urto tutto quanto sorreggeva con una sola mano finì per spargersi tutt'intorno.
“Oh scusami, Simatro, non avrei voluto urtarti” disse Miro raccogliendo le sue cose ”ma vado di fretta e ho mille cose da fare”
“Un momento angelo bello!” disse Simatro tenendo Miro per un braccio “Si può mai sapere che ti succede in questo periodo? E vuoi dirmi perché hai sempre quella mano nascosta nella manica?”
Miro sorpreso da quella domanda non riuscì a far altro che ammutolirsi e tenere gli occhi fissi sull'amico.
“Be'?” gli chiese Simatro ”Pensi che non me ne fossi accorto? O non te n'eri accorto nemmeno tu?”
Continuando a tenere la bocca chiusa Miro mostrò la mano: era piuttosto ingrossata e tumefatta. ”Oh per il cielo che mi accoglie!” borbottò Simatro vedendo com'era conciata quella mano. “Che é successo?”
“Hai saputo...” cominciò a dire Miro con un filo di voce “che... l'Arcangelo Superiore mi ha affidato... un incarico speciale”.
“Sì, ho saputo che ti aveva fatto chiamare, ma non per quale motivo” ribatté Simatro.
“Dovevo occuparmi di un tipo che a breve si sarebbe messo nei guai...”
Visto che il giovane angelo non continuava il suo racconto, Simatro lo incalzò: “Be'? Che è successo?”
“E' successo che...” continuò l'altro un po' incerto “ci sono riuscito solo a metà: quando mi sono reso conto che il mio protetto, distratto a fare altro mentre guidava, sarebbe andato inevitabilmente a sbattere, ho avuto l'impulso di metterci la mano... perché non si facesse troppo male... e questo” aggiunse guardandosi la mano gonfia “è il risultato!“.
“E perché lo vuoi nascondere?” chiese il vecchio amico.
“Be', perché è il segno del fallimento della mia missione” rispose Miro dopo qualche istante.
“Mio caro Miro,” disse Simatro mettendo un braccio attorno alle spalle del giovane angelo “il fatto che la tua mano sia diventata una specie di guantone appiattito e raddoppiato di misura, non significa che hai fallito, anzi! Hai fatto il tuo dovere fino in fondo! Ciò che devi ancora comprendere bene è che gli umani, per quanto attenti e presenti, sono degli esseri un po' particolari, perché finché non sbattono il naso non capiscono che nella vita per far bene le cose bisogna farne una alla volta”.