Niente di tutto questo: lui era un
insettino grazioso, leggero, con un corpicino affusolato diviso in
due parti, la testa un po’ allungata e il resto del corpo che
sembrava proprio un fuso, visto che finiva a punta; aveva delle
zampette più fini di un filo di ragnatela e piuttosto lunghe in
proporzione al resto; e poi aveva due alette trasparenti, sottili,
piene pienissime di arzigogolati disegni che rifrangevano la luce nei
mille colori dell’arcobaleno.
Come lo vogliamo chiamare?
Insettino? Troppo banale. Moscerino? Come l’altro. Ci sono!
Zampettino! Eh? D’accordo? Perfetto.
Zampettino era solito svolazzare in
un posto all’aperto... come si dice? un posto pieno di erba, fiori
e piante?! Come? Ah, giusto: un parco. Un parco piccolo, comunque,
un...(ih ih!) parchettino: non è che il nostro piccolo moscerino
amasse molto gli spazi troppo aperti.
Parrà strano, ma Zampettino ero
uno di quei rari insetti alati che in volo amava dilettarsi nel
canto, lasciandosi ispirare a volte dal ronzio più o meno lieve
delle proprie ali, a volte dai suoni che sentiva qua e là mentre se
ne vagava tranquillo a mezz’aria.
Zampettino era un esserino molto
socievole, carino, spensierato; lui non poteva fare a meno di
salutare tutti quelli che incontrava; a volte, sfruttando tutto
quello che aveva a disposizione di zampette, alette e testa, riusciva
a salutare contemporaneamente anche una decina di insetti più o meno
amichevoli che incrociava, sorvolava o che gli passavano sotto - il
traffico in certi momenti è veramente intenso!
C’era però un piccolo
inconveniente di cui Zampettino spesso si dimenticava: era talmente
leggero che bastava un piccolo soffio di brezza da trovarsi
improvvisamente in un’altra parte del suo amato parco, totalmente
incapace di coordinare i suoi movimenti, fino a trovarsi... sbattuto
nei posti meno immaginabili.
Proprio stamattina me lo sono
ritrovato appoggiato su una pagina del libro che stavo leggendo. Si è
fermato non più di un attimo, ma per lui, così piccolo, chissà
quanto è durato; poi, dopo essersi riassestato sulle sue finissime
zampette e aver scrollato la testolina per riprendersi da quel volo
incontrollato, aprì le sue alette cristalline e riprese il suo volo
spensierato e sereno, canticchiando allegramente il suo brano
preferito.
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