venerdì 23 marzo 2012

Artena

Si diceva in paese che fosse una strega buona, molti non si fidavano di lei, ma Artena era solamente una ragazza più sensibile della media.
‘Be’, anche un po’ di più oltre la media, visto che sapeva prevedere gli eventi'.
Sì, è vero, ma questo accadeva solo attraverso i suoi disegni. Dire che avesse un qualche potere divinatorio mi sembra eccessivo. Tanto più che non aveva controllo su questa sua facoltà e sempre si era rifiutata di rispondere a una qualsiasi richiesta di previsione del futuro.
‘Ma l’uragano l’aveva previsto!’
Solo perché due ore prima aveva dipinto una tromba d’aria non vuol dire che l’avesse prevista, sicuramente aveva sentito qualcosa, ma non in modo consapevole. Lei non pensava di avere un potere particolare e quasi non credeva a chi le faceva notare alcune... coincidenze.
“Io dipingo, non decido neanche cosa” era solita dire “inizio da uno schizzo e poi il quadro prende forma quasi da sé”
Ad Artena piaceva molto dipingere, era il suo canale privilegiato per esprimere il suo mondo interiore, quello più profondo, inconscio. Certo i risultati lasciavano senza parole, ma in ogni casa c’era almeno un suo dipinto. Era innegabile che Artena fosse una persona con un grande dono.
Io la vidi per la prima volta un giorno di maggio, lungo il fiume che divide la valle esattamente in due, come le pagine di un libro. Stava sulla sponda opposta, aveva un grande cappello e davanti a sé aveva posto un cavalletto con una tela; naturalmente stava dipingendo.
Ad un certo punto lei smise di dipingere e guardò verso di me.
‘Non si sarà mica accorta che la stavo guardando!?’ pensai.
Lei alzò un braccio e mi salutò. Forse intuì il mio stupore e la conseguente titubanza a contraccambiare il saluto, perché, quasi subito, Artena si alzò in piedi, si portò proprio vicino alla riva e mi salutò con entrambe le mani. A quel punto non ebbi dubbi, stava salutando me e quindi risposi al saluto.
Poi, con il gesto della mano mi invitò a raggiungerla; cercai di farle notare in qualche modo che il ponte più vicino era qualche chilometro più a monte. Lei fece il gesto di nuotare; al che io - non ci potevo credere! - le feci segno che non sapevo nuotare.
Allora lei fece spallucce e cominciò a risistemare le sue cose per andarsene.
Il giorno dopo, di buon mattino, decisi di andare ancora sul fiume: non nascondo che mi sarebbe piaciuto rivedere Artena.
Lei c’era, eccome! Solo che stavolta la trovai sulla mia sponda...
Appena arrivai nei pressi della riva lei, con pennello e tavolozza tra le mani, si girò verso di me, mi fece un gran sorriso e con tono gaio mi disse: “Buongiorno!”
“Buongiorno...” risposi un po’ impacciato.
“Bella giornata per un gita sul fiume, non trova?” disse lei guardandosi intorno. E dopo un altro sorriso riprese a dipingere.
Superato l’imbarazzo di trovarmela davanti, così accogliente ed enigmatica allo stesso tempo, mi avvicinai un po’ di più a lei.
“Cosa dipinge?” le chiesi.
“Sto ultimando il quadro che ho iniziato ieri” rispose lei senza togliere lo sguardo dalla tela.
Appena vidi il soggetto del dipinto rimasi quanto meno sbigottito. Era la scena del giorno prima: un fiume, una donna che dipinge su una riva e un uomo dall’altra parte che saluta con entrambe le mani.
“E’ sicura... di averlo iniziato ieri?” le chiesi incerto.
“Che domande?” rispose lei un po’ stupita “Certo che ne sono sicura!”
“Ah!” dissi io.
Dopo un lungo silenzio Artena posò tavolozza e pennello e disse:
“Ecco! Finito! Qualche minuto che si asciughi e poi può portarselo via”
“Come?” chiesi basito.
“Non lo vuole più?” mi chiese lei.
“Cosa?” feci io.
“Ma il dipinto! Non è qui per quello?” ribatté lei con sguardo sorpreso.
“Ma... io veramente... non pensavo...”
Mentre dicevo questo mi accorsi che il dipinto era cambiato: il fiume era lo stesso, ma ora la donna che dipingeva era sull’altra riva e stava consegnando il quadro all’uomo che in precedenza la salutava.
“Ma... è cambiato?” le dissi titubante.
“Cosa?” chiese lei.
“Il quadro” dissi io.
“Dice?” rispose lei, osservando la tela con la testa reclinata di lato “Mmm... direi di no”
“Come no?” ribattei io “Prima era diverso!”
“Va bene... Se lei ritiene sia diverso...” disse Artena porgendomi il dipinto “d’accordo. Ma d’altronde, si può dire che ciò che vediamo... o sentiamo... guardandoci intorno sia sempre lo stesso?”

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