mercoledì 14 marzo 2012

Tra i propri simili

Chissà perché, chissà per come, fra Callan, bruco verde del bosco, e le formiche giganti del monte era nata una grande amicizia, anzi grandissima, talmente grande che Callan probabilmente sarebbe stato ospite della tribù quasi ogni sera. Ma era necessario che tornasse a casa dai suoi genitori, dai suoi fratelli, dalla sua gente. Il tempo  di cenare, dormire e far colazione, ed il bruchetto andava di corsa dagli amici di sempre, ormai si conoscevano... da una vita.
Vi racconterò come si sono conosciuti.
Un giorno Callan, che iniziava a mangiare tutti gli strati delle foglie di cui si nutriva, fu incuriosito da un via vai che avevo adocchiato appena al di là delle felci che delimitavano il territorio della sua colonia. Allora chiese alla sua mamma:
“Chi sono quelli laggiù?”
La mamma, interrompendo il suo pranzo, gli rispose:
“Sono le formiche giganti del monte”
Callan chiese ancora: “E dove vanno tutte così in fila?”
Dopo qualche altro boccone la mamma gli disse: “Vanno in cerca di cibo, e forse adesso stanno tornando alla loro casa per mangiarlo, come dovresti fare tu al posto di parlare tanto”
Il giorno dopo Callan rivide la colonna di formiche che sfilava dietro le felci e non poté fare a meno di chiedere alla sua mamma dove fosse la casa di quegli esseri così diversi.
“Vivono sul monte” gli disse la mamma.
“E dov’è?” incalzò lui “Mi ci porti un giorno?”
“E’ lontano e poi il terreno è tutto su e giù, è faticoso da fare” rispose la mamma.
Dopo qualche giorno, visto che le formiche passavano ancora lì vicino, Callan decise di vedere dove abitavano. Così si mise su un ramo da dove poteva vedere benissimo la colonna marciante e perfino vedere dove si trovava la loro casa. Seguendo con lo sguardo la direzione del loro cammino vide che le formiche ad un certo punto salivano per un monticello di terra e poi si infilavano all’interno di esso attraverso un’apertura non troppo grande.
“Callan” lo chiamò la mamma “vieni a mangiare”
“Vengo” gridò lui sbuffando.
“Mamma. Posso andare a vedere dove stanno le formiche?” chiese un giorno Callan.
La mamma ebbe un sussulto e quasi cadeva dalla foglia che stava rosicchiando.
“No, piccolo mio, non è il caso”
“Perché?” domandò subito il bruchino.
“Perché ti rimanderebbero indietro”
“Perché?” fece di nuovo Callan.
“Perché sei diverso,” disse con tono triste mamma bruco “loro fanno sei passi e tu ne fai uno, loro sono veloci e tu non gli staresti dietro, loro vivono sotto terra e tu sugli alberi... ti prenderanno in giro”
Dopo un attimo di riflessione Callan guardò la mamma e chiese:
“Perché?”
“Mangia adesso, un giorno capirai” E tutti e due ripresero a rosicchiare le loro foglie favorite.
Se pensate che Callan si fosse convinto delle risposte della madre, vi sbagliate proprio.
Infatti il giorno stesso, nel pomeriggio inoltrato, il bruchino scese dall’albero su cui passava tutti i suoi giorni e si avvicinò al punto in cui passavano le formiche. Restò a guardarle per un po’ e poi d’improvvisò gridò:
“Ciao! Io sono Callan, voi chi siete?”
“Macro, Micro, Folto, Scanso, Mirto, Zacco...” Ogni formica che passava declamava il suo nome e alzava la testa in segno di saluto.
Sentendo che la mamma lo stava chiamando Callan disse a gran voce:
“Devo andare! Domani ritorno! Ciao a tutti!”
La mattina seguente, dopo aver ingoiato mezza foglia in gran fretta, disse alla mamma che aveva ancora sonno e che si sarebbe messo da qualche parte all’ombra a farsi un pisolino.
“Non allontanarti, però” si raccomandò mamma bruco.
Ma appena qualche rametto più in là, sicuro che nessuno l’avrebbe visto, Callan scese al suolo e tornò al punto d’incontro del giorno precedente. Decise di seguire la colonna di formiche. Dopo un po’ di tempo cominciò a piovere proprio mentre stavano attraversando un luogo senza ripari e tutti cominciarono a correre in varie direzioni per non bagnarsi del tutto. Anche Callan cercò di fare i suoi passi più veloce che poté, ma era ancora sotto l’acqua quando tutti i suoi compagni erano già all’asciutto. Si stava bagnando tutto e cominciava ad avere il fiato grosso, quando d’improvviso si sentì sollevare da terra: erano i nuovi amici che lo trasportarono in tutta fretta sotto un grande fungo poco lontano.
Quando smise di piovere le formiche si diressero verso casa e un piccolo drappello di loro accompagnò Callan fin sopra al ramo dove stava sua madre, tremendamente preoccupata.
“Mi hanno salvato dalla pioggia!” disse tutto felice il bruchetto.
“Callan, dove eri finito?” lo rimproverò mamma bruco con voce malferma.
“E’ tutto a posto, guardami mamma, sto bene”
“Grazie!” disse la mamma rivolgendosi al piccolo gruppo di formiche. Queste salutarono con un inchino e raggiunsero i loro compagni.
Nei giorni successivi Callan andò spesso a trovare le amiche formiche, proprio sul monte, senza potervi entrare perché lui era troppo grande per poter passare dal foro di entrata.
Un giorno mentre tornava a casa incontrò una coccinella che divenne subito sua amica, si chiamava Inel. Dopo che ebbero fatto conoscenza, la bellissima Inel chiese a Callan:
“Ti vedo spesso insieme alle formiche: non dovresti stare un po’ di più con quelli come te, con la tua famiglia?”
“No, le formiche mi hanno salvato un giorno, sai?” rispose Callan “e poi sono così allegre, attive, simpatiche! Perché non dovrei stare con loro?”
“Ma i tuoi simili ti conoscono meglio” disse Inel “sanno capire cosa ti serve, ti possono aiutare in caso di bisogno”
“Sì, è vero, ma io mi annoio con loro” si lamentò Callan “stare con tanti come me mi fa sentire triste, sembra che i problemi li abbiamo solo noi: e stai attento qui, e stai attento là, sarebbe meglio che, e devi far così...”
“Ma anche tu saresti utile a loro” disse allegra Inel “potresti invitarli ad essere più gioiosi, più spensierati...”
“Sono utile a loro perché quando torno sono allegro e contento” disse sorridendo Callan “e poi stare insieme a gente diversa da me, come ora sto con te, capisco molte più cose”
“Per esempio?” chiese Inel incuriosita.
“Per esempio... Sono state le formiche a rivelarmi che diventerò una farfalla!”


(questo racconto, illustrato da Paola Viviani (non da me!), è stato utilizzato per il calendario 2012 dell'associazione Sin Fronteras onlus - di cui sono socio - e pochi giorni fa è giunto in Uruguay, come testimonia la foto qui riportata)

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