martedì 20 marzo 2012

L’angelo Miro


L’angelo Miro aveva proprio le tipiche caratteristiche degli angeli che si vedono in quadri e affreschi di chiese e cattedrali: aveva gli occhi azzurri, i capelli biondi e boccolosi e una naturale candida aria da bravo ragazzo. In effetti l’angelo Miro era un bravo ragazzo, si può forse dire diversamente di un angelo? Fatte le dovute distinzioni tra regole ed eccezioni, in linea di massima no.
Miro però - come dire? - faceva storia a sé per quel che riguarda gli angeli, perché, nonostante l’atteggiamento dolcemente integro e sicuro di sé - qualcuno in verità diceva un po’ spavaldo - sotto sotto era molto timido e quindi era spesso agitato e nervoso. Ogni missione che gli era affidata lo metteva in uno stato di tensione tale da stremarlo, tanto che non era difficile trovarlo addormentato su qualche nuvoletta sperduta dove si era rifugiato per studiare il caso di cui si doveva occupare.
Miro faceva parte della corale “Voci di Paradiso”, sia come solista (quante ansie!), sia come musicista (se non panico!). Aveva una bellissima voce, era ben intonato e le sue interpretazioni... a dir poco celestiali. Anche come musicista se la cavava molto bene: con la sua lira riusciva a dare ai canti quel tocco personale che li rendeva unici. E non erano in pochi a dire questo.
Non è che fosse ben visto da tutti i suoi colleghi, soprattutto dai più anziani, perché Miro... si era innamorato del rock’n’roll: come non capirlo dopo un’eternità di musica celeste! Ogni tanto lo si sentiva in lontananza cantare a squarciagola da qualche cucuzzolo sui monti più alti. In effetti a Miro era stato dato il permesso di suonare il rock’n’roll, ma ad una condizione: che la quiete del Luogo Santo non fosse disturbata da ritmi frenetici e suoni assordanti. Quel giorno fu tale la sua gioia che si permise, per la prima ed ultima volta, di lasciare la sala dei colloqui alla velocità della luce; ne chiese scusa col suo primo pezzo rock che aveva intitolato “Come fossi senza ali”. Ah già! Miro era anche autore e compositore, e oltretutto riscuoteva un certo successo con le sue canzoni: lui non l’ha mai saputo, ma c’erano frotte di angeli che si nascondevano fra le nubi o mimetizzandosi tra i ghiacciai per ascoltare le sue composizioni; al solo pensiero, timido com’era, gli sarebbe venuta l’orticaria.
Il ritmo della sua vita, come si può intuire, era a dir poco frenetico; fra missioni, prove, studio, rock’n’roll e pisolini inattesi...non è che gli restasse molto tempo. Ma quel poco che gli restava lo passava in compagnia di un vecchio angelo ormai a riposo, che gli raccontava le sue avventure di angelo custode fra gli uomini. Ogni volta Miro restava incantato, con lo sguardo perso fra le nuvole, ripensando a quanto aveva ascoltato; tanto che il vecchio amico doveva chiamarlo quattro, cinque, anche sei volte perché si riavesse da quello stato sognante e ritornasse ai suoi impegni quotidiani. “Tu sarai un grande angelo!”, gli diceva l’amico, sorridendogli. “Lo spero tanto”, rispondeva Miro con aria preoccupata. Allora, Simatro, questo era il nome dell’altro angelo, gli prendeva la testa fra le mani e gli diceva: “Il cuore grande ce l’hai, l’impegno ce lo metti, devi solo trovare l’equilibrio”. “E dove lo trovo?”, ribatteva Miro. “Lascia che sia lui a trovare te e quando meno te lo aspetti tutto ti diventerà chiaro”. Dopoquesto invito di Simatro, per la verità un po’ enigmatico, Miro faceva un gran sospiro, abbracciava dolcemente il vecchio amico e tornava alle sue faccende con una calma che ogni volta lo meravigliava, perché nemmeno il suo amore per la musica riusciva a fargli sperimentare una pace di quel genere.

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