venerdì 2 marzo 2012

Un criceto nello specchio


Astolfo quella mattina si svegliò di buon ora e come ogni mattina fece i suoi gorgheggi, per iniziare bene la giornata, diceva. Poi come sempre si alzò e andò in bagno, fece i suoi bisogni, come al solito abbondanti - aveva l’abitudine ogni sera di bersi almeno mezzo litro d’acqua prima di coricarsi - , si lavò il viso, per poi asciugarselo con la salvietta. Tutto come al solito, così pareva...
Quando però alzò lo sguardo verso lo specchio per pettinarsi, rimase bloccato con le braccia in aria e quanto meno sbalordito: dopo alcuni secondi non potè trattenere un urlo tale che i gorgheggi del mattino al confronto erano dei semplici bisbiglii.
E tu chi sei?” chiese Astolfo con sgomento alla... cosa che vedeva nello specchio.
Sono Oflotsa! Piacere!” rispose ciò che era al di là del vetro.
Pia... piace... re...” riprese cauto Astolfo. “Ma... sembri...?”
Un criceto, lo so” completò Oflotsa “ma non sembro un criceto, lo sono.”
...” Astolfo non riuscì a pronunciare una sola parola.
Be’?” continuò Oflotsa “Non mi dici niente? E’ un bel po’ che non ci parliamo!”
Astolfo aprì la bocca per dire qualcosa, ma di fatto prese solo aria. E continuò a guardare nello specchio perplesso.
Non ti ricordi più...” disse quasi deluso il criceto “c’era da aspettarselo. Be’, che dire... hai qualcosa da sgranocchiare?”.
Solo allora Astolfo si accorse che Oflotsa aveva le guance rigonfie: “Cos’hanno... le tue guance?”, chiese indicandole titubante e... ancora, a dir poco, perplesso.
Toccandosi le guance con le sue zampette il criceto disse: “Ah, queste? E’ la colazione; sai, ho la digestione lenta.”
Astolfo non capiva più se stava sognando o se stesse impazzendo. Senza dire altro uscì dal bagno per andare a vestirsi.
Ehi, dove vai?” chiese Oflotsa. “Ma che t’è preso? Ti fa questo effetto rivedere gli amici?”. Dopo qualche attimo, non ottenendo la minima risposta da Astolfo, aggiunse: “Ok, io aspetto qui, tanto non ho fretta.” E cominciò a masticare... la sua colazione.
Astolfo era in uno stato catatonico, non riusciva a pensare a niente; vagava per la casa senza sapere esattamente dove stesse andando, né cosa dovesse fare. Ma c’era un pensiero che gli martellava in testa, avrebbe voluto non ascoltarlo, ma c’era! Pensava a quella specie di ratto gigantesco che gli parlava niente meno che dallo specchio!
No, non è possibile’, disse tra sé e si diresse deciso verso il bagno; ‘non posso aver visto quel che ho visto e per giunta averci parlato!’, pensò cercando di convincersi che era stato solo un sogno. Davanti alla porta del bagno si fermò, soffiò forte e poi entrò.
Dallo specchio, Oflotsa, che ancora masticava con cura la sua colazione, disse: “Oh eccoti! Pensavo ti fossi perso.”. Astolfo lo guardò impietrito; benché non si capisse esattamente dove o cosa stesse guardando.
Allora?” chiese il criceto, “Ti ricordi chi sono?”.
A quella domanda Astolfo si riprese e mettendosi le mani sui fianchi disse: “Certo che mi ricordo chi sei: sei un’allucinazione! Non so cosa mi capiti stamattina, ma vedo nello specchio un grosso criceto bianco... che mi parla!”.
Suh!” disse comprensivo Oflotsa “fai uno sforzo, basta che mi guardi meglio”.
Ecco cos’era ciò che lo disturbava, più dell’apparizione in sé: il muso di quel criceto gli sembrava familiare! E dopo qualche istante, un lungo istante di rimuginamento... di rivalutazione... di “dove mai l’avrò visto?”, cominciò a ridere, a ridere a crepapelle.
Ah, ecco! Ti ricordi adesso, eh?” disse compiaciuto Oflotsa.
E Astolfo rise ancora di più, non riusciva a fermarsi, mai aveva riso così tanto nella sua vita. “Non immagini... ah ah ah... che scene che mi passano davanti agli occhi!!”. E avanti con le risate, a più non posso.
A dire di Oflotsa, Astolfo continuò a ridere fino all’ora di pranzo, non andò nemmeno a lavorare, anzi, il pensiero di andare in ufficio e di ridere in faccia al suo direttore senza potersi trattenere, lo faceva sbellicare ancora di più dalle risa.
Quando finalmente si calmò guardò Oflotsa nello specchio: aveva un muso con un’espressione molto buffa, davvero simpatica; e se ne stava lì tranquillo con le sue guanciotte rigonfie e il suo sorrisetto ironico.
Da non credere!” disse Astolfo, più a sé che al criceto. Sta di fatto che da quel giorno continuò a vedere Oflotsa nello specchio. Non si dissero più nulla; ogni tanto Oflotsa si divertiva a prendere in giro Astolfo, imitando i suoi gesti, ma facendoli al contrario, soprattutto quando lo vedeva particolarmente serio e preoccupato. Ed Astolfo, vedendo Oflotsa nello specchio fare i suoi stessi gesti, ma al contrario, si fermava un attimo a guardare l’amico, sorrideva scuotendo la testa e tornava alle sue faccende quotidiane con una nuova leggerezza.

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