sabato 17 marzo 2012

Salici


C’erano, sulla riva del torrente che scorreva a fianco della strada del lago, due salici piangenti; il più vecchio, si chiamava Salix e l’altro, un po’ più giovane, Selis. Già da alcuni anni vivevano fianco a fianco, sfiorando le foglie l’uno dell’altro.
A metà pomeriggio di un giorno di fine estate il salice più anziano si  rivolse a quello giovane con una voce un po’ stentata: “Ehi!...tu… ehi… come si chiama?...Ehi!”

Ma il giovane salice sembrava non sentire. Dopo qualche istante di pausa per riprendersi dalla chiamata, Salix ci riprovò, cercando di alzare la propria voce: “Ehi… tu… mi senti?” Nessuna risposta. “Il più anziano sono io” si disse l’albero “ma quello sordo è lui! Eh eh eh!”

Così, dopo un’altra breve pausa, gonfiò ben bene i suoi rami cadenti e poi urlò più che poté: “Al fuocooo!!”
Il salice più  giovane si svegliò di soprassalto e preso dal panico cominciò agridare: “Oh no! Aiuto! Pompieri! Dell’acqua! Aiuuuuto!” Solo dopo si accorse che del fuoco non c’era neanche l’ombra. Allora il vecchio salice, facendo finta di niente, chiese sorpreso: “Ehi…che t’è preso? Un incubo?”
“Eh… sì…può darsi…” rispose Selis quasi singhiozzando.
“Ma secondo te” chiese d’improvviso Salix con tono affaticato “mi stavo chiedendo: perché secondo te ci chiamano salici piangenti?”
“E che cosa ne so io?” ribatté l’altro salice sbadigliando e scuotendosi un po’.
“Ma…pensavo che essendo giovane…” iniziò a dire l’anziano.
“Cosa?” accennò Selis, sentendo che l’altro si era fermato. E visto che non riprendeva lo chiamò con voce preoccupata: “Ehi!” Niente. Ci riprovò con un po’ più di voce: “Ehi!” Nessuna risposta. Cercò allora di allungare i suoi rami verso l’altro per scuoterlo e poi gridò “EHI!”
Salix trasalì: “Oh! Che c’è? Che succede?”
“Mi stavi dicendo ‘pensavo che essendo giovane’…” disse l’altro albero facendo un sospiro “e poi non hai più detto niente”
“Io?” chiese l’anziano salice. E dopo un attimo di riflessione riprese con voce un po’ trascinata: “Ah sì! Ora ricordo! Visto che non sai perché ci chiamano salici piangenti, volevo dire che pensavo che essendo giovane conoscessi qualcosa in più di me del mondo”
“Be’, io sono sempre rimasto qui come te” rispose il giovane salice “E poi non sono il tipo che si fa domande del genere, io”
“La mia era semplice curiosità, un pensiero che mi è passato per le fronde e non se n’è più andato. Va be’…” concluse Salix.
Il pomeriggio finì e i grilli iniziarono il loro concerto notturno.
Il mattino dopo, appena il sole cominciò ad illuminare tutte le cose, i due salici cominciarono a stiracchiare i loro rami, che erano talmente lunghi da arrivare a toccare l’acqua del torrente. Il salice più anziano indugiò con i rami nell’acqua, lasciando che la corrente li facesse dondolare dolcemente. Il giovane, dal canto suo, faceva lo stesso e dopo qualche momento disse: “Mi sono sognato di essere interrogato da una quercia enorme che voleva confessassi di sapere perché ci chiamano salici piangenti”
“Oh, nottataccia, allora?” chiese placidamente Salix.
“Già” rispose Selis sbadigliando “Io più che piangente mi sento sempre stanco e dormirei sempre”
“Non dirlo a me” disse il salice anziano con tono annoiato, continuando a far cullare i suoi rami dall’acqua “Neanche vorrei che questi rami fossero così lunghi e pesassero così tanto”
“Be’, perché non farci chiamare salici affaticati?” propose il salice più giovane.
“Mmm…” fece riflessivo Salix “potrebbe essere un’idea… ma mi sembra di stancarmi ancora di più…”
“Sì, forse è vero” ammise l’altro e poi continuò: “E poi… salice… mi fa venire in mente qualcosa che sale, che va in alto, verso il cielo… I nostri rami, sì, salgono un po’, però poi… scendono”
“Più che scendere” ammiccò l’anziano “cascano!”
“Niente male la tua definizione, vecchio mio!” disse bonario il giovane compagno “Se ‘affaticati’ ti stancava di più, immagino che ‘cascanti’ ti faccia venire le vertigini”
“Ah ah ah, buona questa!” esclamò Salix.
Dopo qualche attimo di silenzio Selis ebbe un sussulto tale che l’altro si spaventò: “Che ti succede?”
“Ho avuto una folgorazione!” disse tutto eccitato il giovane salice.
“E che t’è venuto in mente?” incalzò Salix.
“Ho deciso cosa sono!” annunciò fiero Selis.
Visto che non si decideva a dire cosa aveva deciso, il salice anziano lo incalzò: “E allora?”
“Io da oggi in poi” disse il giovane albero “visto che i miei rami scendono, non sarò più un salice, ma uno scendice!”
“Davvero grandioso!” esclamò il più vecchio “E… uno scendice come?”
“In che senso?” chiese Selis non capendo a cosa alludesse Salix, che subito gli chiarì la sua domanda: “Be’, prima eri piangente; ora come sei?”
“Ci devo ancora pensare” scandì pensieroso il salice più giovane “ma certamente non piangente e nemmeno cascante”
“Che ne dici di…” propose Salix “scendice ridente?”
“Perché no?” disse Selis illuminandosi “Sai che sei proprio un salice intelligente, vecchio mio?”
“No!” ribatté prontamente Salix “Io sono uno scendice intelligente!”

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