venerdì 15 giugno 2012

Due cani

In un cortile di una piccola villetta vivevano due cani, uno si chiamava Abbabbaio e l’altro Boffof. Il primo era un cane piuttosto alto, con il pelo lungo e bianco e abitava lì da molto tempo e quindi si sentiva un po’ il capo. Il secondo, più piccolo, aveva il pelo corto e color rame. Abbabbaio aveva le orecchie rivolte verso il basso, ma non erano molto lunghe; anche Boffof aveva le orecchie all’ingiù, ma le sue erano molto lunghe, tanto che quando mangiava o beveva rischiava sempre che gli finissero nella ciotola.
La vita in quel cortile era un po’ monotona, non c’erano bambini, non c’erano altri animali... In alcuni giorni non c’erano nemmeno i padroni e quando questo succedeva veniva un vicino per occuparsi dei due cani, ma non è che fosse molto espansivo.
Il grande divertimento per Abbabbaio era acquattarsi lungo la ringhiera di cinta e poi d’improvviso iniziare ad abbaiare a quelli che passavano per quella strada con tutta la voce che aveva in gola. “Hai visto che spavento si sono presi?” diceva ogni volta a Boffof che rispondeva imperturbabile: “Davvero? A me non pareva”
“Ah, con te non c’è proprio gusto!” ribatteva deluso Abbabbaio “Come fai a restartene così quieto? Sei una noia mortale!”
Boffof non rispondeva, socchiudeva per un attimo gli occhi e poi tornava a sonnecchiare.
Quello che invece faceva imbestialire Abbabbaio era vedere passare gli altri cani, tanto più se erano da soli, senza guinzaglio, né padrone. “Non li sopporto proprio quelli lì!” diceva rivolgendosi al suo compagno.
Boffof dal canto suo lo guardava per qualche secondo e poi diceva: “Bof! Per me te la prendi per nulla”
“Eccone un altro!” gridava Abbabbaio e correndo lungo il muretto inveiva contro di lui a più non posso.
“Cosa mai ci troverà di così irritante in un collega che passeggia per i fatti suoi...” sussurrava Boffof volgendo gli occhi al cielo.
In estate molti andavano in vacanza, per cui c’erano giorni in cui non passava nessuno da quella strada, né persone, né animali. Erano i giorni preferiti da Boffof, perché non doveva sopportare le urla del suo compagno di cortile e poteva starsene sdraiato a sonnecchiare sotto il salice tutto il tempo, tranne naturalmente che per mangiare e fare i suoi bisognini.
Abbabbaio invece continuava a girovagare avanti e indietro lungo la ringhiera che dava sulla strada, senza riuscire a darsi pace: “Possibile che oggi non ci sia nessuno con cui divertirmi un po’?” Si diceva passando a fianco di Boffof che russava placidamente; dopo averlo guardato qualche istante aggiungeva: “Con te non ci provo neanche, non mi daresti soddisfazione!”
Ma ecco che un giorno d’improvviso sentì un rumore, sottile, continuo, sibilante. Abbabbaio alzò le proprie orecchie più che poté e poi volse lo sguardo verso la strada. “Ah, forse oggi non sarà una giornata persa!” disse dirigendosi verso il muretto di cinta. Arrivato circa a metà si mise accucciato e pian piano alzò la testa quel tanto che gli permettesse di vedere cosa o chi stesse arrivando. In lontananza cominciò a vedere una strana figura, né uomo, né animale, con degli strani piedi che non si staccavano mai da terra e che giravano in continuazione. “Che razza di... bestia è mai questa?” sussurrò sgranando gli occhi dalla meraviglia “Ora glielo faccio vedere io chi sono!”
E appena lo strano ‘coso’ fu sufficientemente vicino, ecco Abbabbaio alzarsi in tutta la sua altezza e abbaiare più forte che poté contro quello strano essere che si azzardava a passare per quella strada e continuava imperterrito ad avanzare - BAU, BAU, BAU, BAU... BAU... - che però poi alla fine - Bau... - non sembrava essersi spaventato molto e anzi pareva - bau... - che del suo vocione - bauf... - se ne facesse un benedettissimo baffo - boff boff...
“Che vuoi?” chiese d’un tratto Boffof che si era avvicinato in silenzio.
“Uaaah!” urlò Abbabbaio facendo un gran salto di terrore; appena tornato a terra gli gridò: “Ma che ti salta in mente di spaventarmi a questo modo?
“Mi hai chiamato e sono venuto” disse calmo Boffof.
“Io? Ma quando mai ho avuto bisogno di chiamarti... io!” disse con tono offeso il cagnone bianco.
“Eppure io ho sentito chiamare!” ribadì Boffof con un tono un po’ meno assonnato.
“Sarà stato quel tipo! Là... guarda” indicò col muso Abbabbaio “è ancora lì a salutare... bla bla bla... Potreste andare molto d’accordo, ti somiglia proprio, tutto calma e gentilezza!”
“Ah quello?” disse Boffof vedendo la persona al di là della ringhiera. Capendo d’improvviso cosa era successo, con aria divertita aggiunse: “Sì, sì, andiamo molto d’accordo!”
“Lo conosci?” chiese Abbabbaio dopo un momento di sbalordimento.
“Io?” domandò l’altro “E chi lo conosce?”
“E come fai ad andare d’accordo con quello se non lo conosci?” domandò Abbabbaio esterrefatto.
“Eh eh eh! Perché con la sua calma e gentilezza è riuscito a farti smettere di fare il casinaro!” rispose Boffof col suo solito tono tranquillo.
“Io casinaro?” scattò Abbabbaio “Io sono il fedele guardiano de...”

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